Fa bene, dicono alcuni, è un alimento completo e previene
l'osteoporosi. Fa malissimo, dicono altri, spiana la strada a diversi tipi di
tumori, dal seno alla prostata, è responsabile di molte allergie alimentari e
toglie forza alle ossa... Ecco le ultime ricerche.
Il latte è il primo, vitale alimento dei cuccioli di ogni specie di mammifero.
Finito lo svezzamento, però, solo i cuccioli d'uomo continuano a consumarlo, in
quantità variabili a seconda dei Paesi, delle mode e persino dell'eredità
genetica che si ritrovano. Su Focus 176 Amelia Beltramini e Paola Grimaldi
raccontano lo straordinario rapporto tra l'uomo e il latte: materno, vaccino,
"alternativo"... Un rapporto complicato da studi che sembrano confermare
l'opinione di molti nutrizionisti e mettono in dubbio i benefici generalmente
attribuiti al latte di origine animale, fino a considerarlo addirittura un
pericolo per la salute. Qui cerchiamo di fare chiarezza in questo dibattito, che
si è riacceso con la pubblicazione, negli ultimi mesi, dei risultati allarmanti
di alcuni studi condotti su vasti campioni di popolazione negli Stati Uniti e in
Europa. Decine di migliaia i soggetti sotto osservazione, selezionati tra
"categorie" significative perché composte da individui motivati sui temi
dell'alimentazione: per lo più medici, ma anche persone che si riconoscono in
particolari filosofie alimentari, dai vegani ai vegetariani fino ai difensori
della carne a ogni costo.
Fa male, anzi peggio
Il fantasma che anima la discussione sul latte è il cancro,
in particolare quello alla prostata e al seno, che le "evidenze statistiche"
delle ultime ricerche hanno appunto messo in relazione col consumo di latticini.
Negli Usa, col programma decennale Physicians Health Study sono stati tenuti
sotto osservazione 20.855 medici (maschi), divisi in due gruppi: i "consumatori
di latticini", con oltre 2 porzioni e mezzo di latte e derivati al giorno, e
coloro che invece di questi prodotti fanno un uso molto ridotto (mezza porzione)
o addirittura nullo. Tra gli individui del primo gruppo la probabilità di
sviluppo di cancro alla prostata è stata superiore del 30%. Un secondo programma
di ricerca, Health Professionals Follow-Up Study, avviato nel 1999, ha
monitorato circa 50.000 soggetti. Tra questi, i grandi consumatori di latticini
hanno sviluppato una percentuale di rischio di insorgenza di cancro alla
prostata del 70% superiore rispetto all'altro gruppo. Ma c'è di più: dai dati
raccolti i ricercatori hanno dedotto che la percentuale di rischio cresceva in
modo rapidissimo tra quanti avevano un consumo medio giornaliero di calcio di
2.000 mg (2 grammi) o più. E così hanno messo in relazione diretta il cancro
alla prostata con il calcio, uno degli elementi dei latticini a cui si
attribuisce più importanza, presente nel latte in quantità variabile attorno ai
120 mg per 100 grammi di parte commestibile (il riferimento è al latte di vacca
Uht intero). Un più recente programma di ricerca finlandese su un campione di
29.133 uomini specifica con maggiore chiarezza il rapporto tra tumore e calcio:
«Nel gruppo con un'alimentazione ricca di calcio (più di 2 grammi al giorno) la
percentuale di rischio è stata del 63% superiore rispetto a chi ne ha consumato
meno di 1 grammo al giorno», affermano i nutrizionisti finlandesi sull'International
Journal of Cancer, e ritengono di avere identificato il meccanismo che innalza
il rischio. «L'eccesso di calcio alimentare inibisce l'attivazione della
vitamina D, essenziale alla salute della prostata.» E nella popolazione
femminile, le ricerche evidenziano risultati simili per i rischi relativi al
tumore al seno.
Il rapporto con la massa ossea
Il calcio contenuto nel latte e nei suoi derivati
contribuisce alla solidità della massa ossea? È un'assicurazione contro
l'osteoporosi? I risultati del National Health and Nutrition Examination Survey
(Stati Uniti) non sembrano lasciare spazio a dubbi: l'assunzione di calcio non
dimostra effetti protettivi. Il motivo andrebbe cercato nelle proteine animali
di cui è ricco il latte stesso (e le carni, è naturale). Le proteine
"mobilizzano" il calcio dalle ossa, proprio come se lo grattassero via,
provocandone poi l'escrezione per via urinaria. La ricerca, per la verità,
evidenza che lo stesso effetto ce l'hanno anche il sale, la caffeina, il
tabacco... ma ciò non impedisce alle "linee guida dietetiche" degli americani di
suggerire una dose massima giornaliera di un bicchiere di latte.
La difesa
Una prima reazione forte a questi risultati viene da Gregory
Miller, vice presidente del National Dairy Council, la potente lobby americana
dei produttori di latte e derivati: «Altre ricerche indicano invece una stretta
relazione tra il consumo di latticini e l'ottima salute delle ossa, buoni valori
di pressione arteriosa e una sostanziale riduzione del rischio di cancro al
colon», afferma. Potrebbe sembrare una difesa d'ufficio, ma non è così, perché
le ricerche a cui fa riferimento sono altrettanto ampie e autorevoli, condivise
da una parte della comunità dei nutrizionisti. «Il vero problema», continua
Miller, «sta nell'identificare ciò che davvero scatena il cancro e in quale
momento, perché ogni cellula che potrebbe sviluppare un tumore attraversa una
lunga serie di "stati pre-tumorali" la cui natura è tutt'altro che nota. Un
fattore esterno qualunque potrebbe essere potenzialmente scatenante in una fase
e innocuo in un'altra.» E questo spiegherebbe perché ricerche sostanzialmente
simili possano arrivare a risultati opposti: «Il consumo regolare di latticini
riduce il rischio di tumore al seno dopo la menopausa», dichiarava Marjorie L.
McCullough al congresso dell'American Cancer Society (Atlanta, dicembre 2005),
forte dei risultati di una ricerca su 68.876 donne.
Fa bene o fa male?
Tutto ciò davvero non aiuta a fare chiarezza, e lo ha ben
sottolineato il dottor Francesco Cipriani, dell'Agenzia Regionale di Sanità
(Toscana) nel corso di un convegno sul rapporto tra alimentazione e salute:
«L'insieme delle "evidenze" riassunte dalle commissioni internazionali sui
rapporti tra latte e derivati e le patologie tumorali non è conclusivo. Né per
un effetto protettivo, né per uno di rischio». Allora come dobbiamo comportarci
nelle nostre abitudini alimentari? La conclusione di questo dibattito è ancora
lontana, ma, nel dubbio, probabilmente moderare i consumi di latticini fin dai
primi anni di vita sembra essere la scelta migliore.
[ da focus.it - raymond zreick]