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"Si potrebbe dire molto in materia, basandosi sui Vangeli. Sappiamo anzitutto
che Cristo ha avuto uno sviluppo regolare e armonico, dato che la sua famiglia
si spostava in lunghi viaggi senza complicazioni per il bambino. Sappiamo pure
che cresceva normalmente, come bambino attivo e capace di iniziativa (vedi
l'episodio della fuga nel Tempio)". "Sì, tant'è vero che i farisei lo scambiano per un cinquantenne quando non aveva
ancora 40 anni. Insomma, Gesù era in buona salute ma un pò sciupato". "Si tratta di un termine tecnico: non indica cioè un semplice stato di paura.
Come descritto dagli evangelisti, soprattutto dal medico Luca, la situazione di
Gesù corrisponde esattamente alla sindrome da attacco di panico scientificamente
accreditata. Esistono infatti 13 sintomi tipici del panico e perché si possa
dire di trovarsi in presenza di un attacco occorre che nel soggetto ne ricorrano
almeno 4; ora, Cristo nell'orto degli ulivi risponde a parecchi: sudorazione,
desiderio di fuggire, paura di morire, caduta a terra, angoscia... Insomma,
nonostante gli evangelisti non avessero intenzioni mediche, in realtà sono stati
clinicamente molto precisi". "E' una fenomenologia nota (anche se rara) e descritta come ematoidrosi, ovvero
sudorazione tinta di sangue dovuta a un totale coinvolgimento neurovegetativo:
un fenomeno psicosomatico, si direbbe oggi. Come medico non ho dunque nessuna
difficoltà a credere a Luca, anche perché Gesù era ben conscio di quel che gli
sarebbe capitato. Un'altra ipotesi è quella di un'emorragia cutanea psicogena". "E' un'ipotesi credibile medicalmente e ben studiata dalla psicologia
giudiziaria: infatti si tratta di uno dei comportamenti tipici dell'imputato
ingiustamente accusato, che sotto stress tende a dichiarare la sua visione dei
fatti per riabilitarsi dalle false accuse e ricostruire il suo senso di
autostima. Dunque quel «Tu l'hai detto» pronunciato da Gesù davanti a Caifa
potrebbe non essere una rilettura catechetica successiva: è invece
scientificamente credibile che una persona in quelle condizioni reagisca così". "Ci sono anzitutto gli stati di stress psichico, come la paura e la frustrazione
per la vergogna subìta con l'arresto. Poi la privazione del sonno, la fame e la
sete, oltre alla fatica dei ripetuti interrogatori che dovevano essere
estenuanti: paragonabili a quelli di un prigioniero di guerra. Quindi ci sono
vari traumatismi contusivi: lo schiaffo di un servo del sacerdote Anna, le
percosse dei soldati alla testa, e naturalmente le lesioni delle 39
flagellazioni che già da sole potevano essere mortali. Infine la spogliazione,
ripetuta due volte, delle vesti: che deve aver sortito lo stesso effetto di
quando si strappano le bende sulle ferite aperte". "Era probabilmente a «tau», cioè senza la sporgenza superiore, perché così
risultava più facile sistemare il patibolo in cima al palo piantato per terra.
Non c'era poi ragione che fosse alta, se si pensa che il Golgota era abbastanza
elevato per consentire agli astanti di vedere. Ma quanto al resto - se avesse o
no un sedile (come si usava talvolta) o un appoggio per i piedi, se siano stati
usati 3 oppure 4 chiodi - non possiamo sapere nulla". "Non lo sappiamo esattamente. In ogni caso l'immaginario comune riferisce le
piaghe al palmo, anche se la Sindone dice polso e l'unico caso di archeologia
testimonia una crocifissione all'avambraccio". "Non basta. L'asfissia non è compatibile col fatto che Gesù in croce parla più
volte e col grido emesso prima di morire. Secondo me si è trattato di asfissia
complicata da un fatto cardiaco terminale. Una trombosi coronarica,
probabilmente, col sangue che coagula nelle coronarie. Il sangue di Gesù,
infatti, per la disidratazione e le ferite era viscoso, povero d'ossigeno". "In effetti, se crocifissi a braccia allargate, i condannati potevano resistere
un giorno e oltre: da cui la rottura delle gambe per accelerare la morte. Ma
l'organismo di Gesù era indebolito dalla situazione di base e dalle iper-torture
subìte". "Che il sangue era separato nella componente sierosa e in quella rossa, quindi
non era più vitale: Gesù era certamente già morto. Ma non è probabile che la
lancia del soldato abbia colpito il cuore, perché poi di lì difficilmente il
sangue riesce a uscire dal corpo: si ferma nel cavo pleurico. E' più accettabile
che ci fosse un precedente accumulo di sangue nel torace, forse dovuto a un
colpo di flagello". "Perfettamente". "Non entro in merito. Dico solo che il riscontro medico legale è questo. E
depone a favore della storicità dei Vangeli. Gli evangelisti non volevano fare
un referto medico, però l'hanno fatto ed è scientificamente credibile". "No, della Sindone non si parla nel libro e ci tengo che si dica". "E' un problema di metodo: prima studiamo i Vangeli dal punto di vista medico,
poi vedremo se i dati sono compatibili con l'uomo della Sindone. Ma in un altro
libro". "Sì, lo sono". |
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A.C.R.O.
- Gruppo di Studi Rosacrociani di Roma -
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