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«L'ora è giunta»

di Vittorio MESSORI


tratto da: Vittorio MESSORI, Ipotesi su Gesù, Sei, Torino 1979, p. 113-114.


 

C'è dunque come il polarizzarsi dell'attenzione, il vertice di un'attesa, improbabile per le consuete categorie storiche, proprio attorno agli anni in cui Gesù appare.

Il popolo d'Israele considera la fine dell'indipendenza politica e medita su Giacobbe che afferma che il Cristo tanto atteso verrà poco prima che "lo scettro sia tolto da Giuda".

Gli esseni lanciano dal deserto il loro appello a raggiungerli, per attendere nella penitenza e nella preghiera Colui che deve venire. E ne calcolano con sconcertante approssimazione la data.
Nelle pianure della Mesopotamia, astronomia e astrologia si uniscono per stabilire che un Messia verrà dalla Giudea a dominare il mondo e stabiliscono che il suo regno comincerà dall'anno che sarà indicato impropriamente come settimo avanti Cristo.

Nei quartieri popolari dell'Impero Romano c'è fermento: anche tra i pagani l'attesa è viva e si appunta verso Israele. L'eccitazione è tale che i solenni storiografi dei fasti cesarei non disdegnano di raccoglierne gli echi.

È dunque un fatto storico provato: inspiegabilmente, l'attenzione del mondo si concentra nel primo secolo verso la lontana provincia romana. E qui, la fede nell'annuncio dei profeti e nell'interpretazione che ne danno i dotti è tale che non si esita a rivoltarsi contro i romani: padroni del mondo ma ancora per poco, pensano i ribelli. Sta per giungere colui che assoggetterà anche l'onnipotente impero.

La storia sembra dunque dare enigmatica testimonianza alla parola che gli evangelisti attribuiscono a Gesù: "I tempi sono maturi, l'ora della salvezza è giunta".

Lo scorrere delle vicende umane ha come un attimo di sospensione e pare raccogliersi nella trepidazione dell'attesa. Mentre brilla sulla Palestina la stella, Augusto dà al mondo uno dei pochissimi periodi di pace della storia. Le porte del tempio di Giano, patrono degli eserciti, sono chiuse: è la «pax romana».

 


 

 

 


 

 

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