LA LUCE OLTRE LA SOGLIA
Sommario e Introduzione
Una raccolta di testi per conoscere
il mondo dell'aldilà e farselo amico
Se dovessi analizzare fra i tanti scopi, il più urgente da portare avanti, non
avrei esitazione: togliere la paura della morte e, immediatamente dopo, mettere
in guardia sui pericoli dello spiritismo. Sono due argomenti strettamente
collegati (Giuditta Dembech in "Quinta dimensione", Ed. L'Ariete).
Sommario
VERSO IL TRAMONTO
L'ULTIMO ADDIO
IL RICORDO DEI DEFUNTI
PRIMA SEZIONE
Non sempre gli spiriti progrediscono verso la Luce
La dottrina della rinascita
Siamo schiavi del passato, ma signori del futuro
SECONDA SEZIONE
TERZA SEZIONE
QUARTA SEZIONE
QUINTA SEZIONE
- Un'ampia ricerca per dimostrare come la Dottrina della Rinascita o Reincarnazione,
fosse comunemente accettata dalla Chiesa Cattolica fino al Sinodo tenutosi a
Costantinopoli nel 530 dC. Per visionare la ricerca clicca qui.
SESTA SEZIONE
SETTIMA SEZIONE
OTTAVA SEZIONE
Quindi, lasciate che i morti partano tranquillamente verso quei luoghi dove
devono andare. I vostri genitori, i vostri amici, non aggrappatevi a loro, non
tratteneteli col vostro dolore e la vostra sofferenza, e soprattutto non cercate
di chiamarli per comunicare con loro: li importunereste e impedireste loro di
liberarsi. Pregate per loro, inviate loro il vostro amore, pensate che si
liberino e si elevino sempre più nella luce. Se li amate veramente, sappiate
che sarete un giorno con loro. Questa è la verità. Quante volte ve l'ho già
detto: là dove è il vostro amore, là un giorno sarete anche voi (Omraam
Mikhael Alvanhov).
Come sarebbe interessante scrivere la storia delle esperienze fatte da un uomo
in questa vita dopo essersi suicidato nella precedente; di come egli adesso
inciampi sulle stesse esigenze che si erano presentate prima, finché non al
riva a capire che quelle esigenze vanno appunto esaudite. Le impressioni della
vita passata conferiscono una direzione alla vita presente (Tolstoi).
Conoscerete, e la verità vi farà liberi (Gesù di Nazareth).
Il regno della paura della morte è ben prossimo alla fine, e presto inizierà
un periodo di conoscenza e certezza che lo scalzerà dalle radici. Per eliminare
la paura della morte basta elevare l'argomento su un piano più scientifico, e
in tal senso insegnare come si muore. C'è una tecnica del morire, come c'è una
tecnica del vivere, ma in Occidente è in gran parte perduta, e anche in Oriente
non è ormai conosciuta che da piccoli nuclei di saggi. Ne riparleremo in
seguito, forse, ma il pensiero della necessità di indagare tutto questo
argomento resti intanto nella mente dei lettori, che studiando, leggendo,
meditando, scopriranno cose interessanti, degne poi da raccogliere e pubblicare.
Prima che si concluda il prossimo secolo, la morte, finalmente, sarà intesa
come non esistente, almeno nel senso attuale. La continuità di coscienza sarà
allora così diffusa e sviluppata, e tanti saranno gli uomini di notevole
levatura capaci di vivere simultaneamente nei due mondi, che l'antica paura
della morte sparirà, e i rapporti fra piani fisico e astrale saranno così
accertati e controllati scientificamente che le attività medianiche, grazie al
cielo, cesseranno del tutto.
È nella Morte che Dio ti chiama! Sta per liberarti della scorza mortale che
nascondeva la tua Anima di fuoco (Gerard de Narval).
Una volta la morte occupava un posto importante tra le preoccupazioni umane.
Non era ancora diventata la cosa anonima, rigettata ed incompresa delle nostre
società moderne. Oggi si muore in ospedale, sovente soli ed abbandonati, il
lutto non si porta più, i funerali sono svolti quasi sempre in forma
strettamente privata.
Però, appena un secolo fa, la morte, ben lungi dall'essere esclusa dalla
società, era al contrario presente ed integrata nelle nostre società
occidentali: Ammessa ed accettata come un aspetto, una fase importante della
vita dell'essere umano. Molto presto i bambini venivano a contatto con
l'esperienza della morte. La potevano osservare sia per la strada che in casa.
L'alta mortalità di allora e la promiscuità presente nelle case, costituivano
due dei molti fattori che consentivano di avvicinare la morte ed imparare a
prendere confidenza con essa.
Oggi la morte è diventata un'estranea. Nascosta quando è vicina, banalizzata
dai mass media quando è lontana, la morte viene esclusa dalle nostre più
importanti preoccupazioni e diventa sempre più una sconosciuta. Così, più la
morte è sconosciuta, più sembra un fatto definitivo e più diventa un trauma.
Pertanto, oggi occorre riscoprire la morte perché, in questi ultimi decenni, il
mondo scientifico ha trattato la morte come un oggetto di studi puramente
medici, di psicologia o di statistica e l'ha resa di fatto ancora più
inafferrabile e dunque più inquietante.
La verità segreta del mondo è che tutte le cose sussistano per sempre e non
muoiano, ma si sottraggano per un po' alla vista e in seguito facciano ritorno.
Niente muore; gli uomini si fingono morti e si sottopongono a finti funerali e a
dolenti necrologi, mentre loro stanno là, a guardare dalla finestra, belli sani
e a posto, in qualche nuova guisa foggiati (Ralph Waldo Emerson).
La morte per l'uomo medio rappresenta il cataclisma finale che coinvolge la fine
di tutte le relazioni umane e la cessazione di tutta l'attività fisica. Essa
gli sembra analoga al lasciare una stanza illuminata e calda, amichevole e
familiare, dove i suoi cari sono radunati, per andare fuori nella notte fredda e buia.
Purtroppo le persone non sanno, o lo dimenticano, che ogni notte, nelle ore di
sonno, esse cessano di essere attive nel piano fisico ed iniziano a vivere e
funzionare a un livello del tutto differente. Il fatto che non sono in grado di
riportare nella coscienza del cervello materiale il ricordo di quell'uscita, e
di ciò che hanno fatto, le fa' dimenticare che hanno già raggiunto una certa
facilità nel lasciare il corpo fisico. Questo è il motivo basilare per cui
falliscono nel mettere in relazione il sonno con la morte.
La morte, dopo tutto, è solo un lungo intervallo in cui non vi è più la
tangibile esistenza nel piano fisico; colui che si pensa morto è solo
"andato fuori" per un tempo maggiore di quello relativo al sonno
ordinario. Comunque il processo del sonno ordinario è assai simile a quello
della morte. La sola differenza che distingue questi due fenomeni consiste nel
fatto che nel sonno la funicella d'argento (o corrente di energia) lungo la
quale passa la forza vitale che collega il corpo materiale con quelli sottili
resta collegata, e costituisce il mezzo che, al risveglio, permette di ritornare
nel corpo denso.
Nella morte questa funicella vitale si spezza ed il ritorno non è più
possibile. Quando questo succede il corpo fisico, mancando dei principi di
coerenza che lo tenevano insieme, si disintegra.
La morte, se solo potessimo rendercene conto, è una delle attività che abbiamo
già praticato in tante occasioni. Noi, infatti, siamo morti molte volte e
moriremo ancora e poi ancora. La morte è essenzialmente una questione di
coscienza; siamo coscienti per un breve periodo sul piano fisico, ed un momento
dopo ci ritiriamo su un altro piano dove siamo attivamente coscienti.
Fintanto che identifichiamo noi stessi con il nostro corpo, la morte sarà per
noi causa di un grande timore: timore le cui origini risalgono nella notte dei
tempi. Non appena ci renderemo conto di non essere dei "corpi" ma
delle "anime" che abitano nei corpi, ci troveremo pure in grado di
focalizzare la nostra coscienza in ogni forma fisica (o piano di esistenza).
Saremo pure in grado di focalizzarla in ogni direzione entro la forma di Dio, è
non conosceremo più il fenomeno chiamato "morte".
Io parlo della morte come uno che conosce l'argomento sia per l'esperienza avuta
nel mondo esterno, sia per ciò che concerne la vita interiore. La morte non
esiste. Esiste invece l'ingresso in una vita più piena; una vita libera dalle
limitazione create dal corpo fisico. Il processo di brutale separazione tanto
temuto non ha affatto luogo, se non nel caso di morte improvvisa e violenta. Gli
unici fenomeni veramente sgradevoli sono un istantaneo e terribile senso di
morte e imminente distruzione, e qualcosa che si avvicina ad un elettroshock.
Niente altro.
Per i non evoluti, la morte è letteralmente un sonno di oblio, questo perché
la mente non è sufficientemente sveglia per reagire e l'area che contiene la
memoria è praticamente vuota. Per un onesto ed intelligente cittadino
mediamente la morte non è altro che la continuazione della vita in piena
coscienza; egli può, nella sua vita nell'aldilà, portare ancora avanti i suoi
interessi e le tendenze che aveva durante la vita fisica. La sua coscienza ed il
suo senso di consapevolezza sono gli stessi e non si sono alterati. Egli non
nota una gran differenza, è ben curato, e spesso ignora addirittura di essere
passato attraverso l'episodio della morte".
Sono certo di essere già stato qui, ora come mille altre volte prima d'ora, e
spero di ritornarvi altre mille (Goethe).
Per l'uomo medio dotato di raziocinio, la morte è un punto di crisi
catastrofica. E la cessazione e la fine di tutto ciò che ha amato, di tutto
quanto gli è familiare e che può essere desideralo; è il rovinoso ingresso
nell'ignoto, nell'incertezza, e la brusca conclusione di tutti i piani e
progetti.
Fondamentalmente i motivi per cui la morte incute paura sono i seguenti:
- l'ignoranza su chi siamo e i relativi dubbi circa l'immortalità,
- il terrore che risveglia in noi l'ignoto e l'incomprensibile,
- il dolore di lasciare i propri cari o perderli per sempre,
- l'attaccamento al corpo con cui ci si è identificati,
- l'attaccamento alle cose terrene (denaro, terreni, posizione, ecc.),
- la reazione, che risale dal subconscio, a una morte violenta sperimentata in
una vita passata,
- errati e terrorizzanti insegnamenti sull'Inferno.
Platone, per evitare che i suoi allievi si attaccassero alle cose terrene, li
invitava a fissare la loro attenzione sulle cose del mondo dell'aldilà, vera
patria dell'uomo. Molti filosofi che seguirono ripresero questo stesso discorso
e, tra essi, anche sant'Agostino.
Valgono per tutti le parole dell'apostolo Matteo: "Non ammucchiate tesori
sulla terra, dove le tarme ed i vermi divorano tutto, dove i ladri bucano le
pareti e rubano. Ma accumulate tesori in Cielo, dove né tarme né vermi
rovinano tutto, dove i ladri non bucano le pareti e non rubano. Perché là dove
è il vostro tesoro sarà anche il vostro cuore" (Mt 6:19-21).
Ma c'è di più: il fenomeno della morte sfugge completamente alla comprensione
scientifica. Il dottor Pauling, chimico di fama internazionale, due volte premio
Nobel, scriveva in merito: "La morte non ha niente di naturale, in teoria
l'uomo è virtualmente immortale, i suoi organi si rigenerano da loro stessi,
l'uomo è una macchina capace di autoripararsi. Tuttavia invecchia e muore senza
che si possa dare una spiegazione a questo mistero."
Così, da un punto di vista razionale la morte rimane un grande mistero, una
sfida irrazionale lanciata alla ragione umana che pretende di fondare la sua
felicità sulle risposte che la scienza gli fornisce. Un mistero che tocca ogni
essere umano, anche se tende ad eliminarlo dalle sue preoccupazioni quotidiane,
ma che comunque dovrà affrontare per fatti come l'annuncio di una malattia
incurabile o la morte di una persona cara.
Ed è allora che egli s'interroga sul senso reale della sua esistenza. Quale
valore può accordare ai beni di questo mondo, a tutto quello che, alcuni
momenti prima, ai suoi occhi risultava di un'importanza capitale? Domanda
esistenziale alla quale soltanto una filosofia spirituale può apportare una
risposta soddisfacente. Infatti, per il materialista che vive esclusivamente per
le cose di questo mondo, la morte è la fine, la perdita di tutto. Si
comprendere come la morte percepita in questo modo è una cosa che si deve
allontanare dalla mente e dimenticare.
Per questo Platone insegnava ai suoi discepoli il distacco dai beni terrestri,
invitandoli a non essere troppo interessate alle cose di questo mondo mutevole,
ma a fissare la loro attenzione sulle cose del mondo dell'aldilà, vera patria
dell'uomo. Molti filosofi che seguirono ripresero questo stesso discorso e, tra
essi, anche sant'Agostino Citiamo, infine, le parole dell'apostolo Matteo:
"Non ammucchiate tesori sulla terra, dove le tarme ed i vermi divorano
tutto, dove i ladri bucano le pareti e rubano. Ma accumulate tesori in Cielo,
dove né tarme né vermi rovinano tutto, dove i ladri non bucano le pareti e non
rubano. Perché là dove è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore" (Mt
6:19-21).
Fondamentalmente la morte rappresenta un fenomeno traumatico perché la gente è
convinta di essere il proprio corpo, mentre il corpo non è che un "vestito
di carne" che indossiamo per la durata di una vita. Esso ci è necessario
per fare esperienze altrimenti impossibili; una di queste è lo sviluppo
dell'Io, ovvero la coscienza individuale.
Che riesce a comprendere che "non" abbiamo un corpo, ma
"abbiamo" un corpo, comprende anche che la morte è solo un periodo in
cui viviamo nei mondi sottili in attesa di rinascere in un altro corpo fisico
per fare altre esperienze nel modo terreno. Quando finirà questo "entrare
ed uscire"? Quando avremo raggiunto una perfezione tale per cui non avremo
più bisogno di un corpo fisico, in quel momento avremo conseguito la
resurrezione "dalla carne", non "della carne" come la Chiesa
ci insegna.
La morte non ha niente di comune, in teoria l'uomo è virtualmente immortale, i
suoi organi si rigenerano da loro stessi, l'uomo è una macchina capace di
autoripararsi. Tuttavia invecchia e muore senza che si possa dare una
spiegazione a questo mistero (dottor Pauling, due volte premio Nobel).
Il fatto di "avere" un corpo e di "non essere" il corpo ci
viene sottolineato anche dalla grammatica. Per le parti che costituiscono il
nostro orologio diciamo infatti: "Questo è il mio cinturino, questa è la
mia cassa, queste sono le mie lancette, ecc.". Poi mettiamo tutti i pezzi
insieme e diciamo "Questo è il mio orologio". Vi prego di notare che
abbiamo sempre utilizzato il verbo avere, non potremmo infatti dire: "Io
sono l'orologio", perché avendo usato il verbo avere per tutte le parti lo
dobbiamo anche usare per le parti messe insieme.
Ed allora perché usiamo il verbo avere per tutte le parti del nostro corpo (io
ho la testa, io ho due braccia, ecc.), e poi usiamo il verbo essere per tutte le
parti messe insieme (io sono Mario)? Se lo si vuole ammettere questo è un
gravissimo errore, sia grammaticale che filosofico.
Purtroppo l'ignoranza su quello che accade dopo aver deposto il corpo fisico
(modo migliore per definire la morte), crea nello spirito del defunto, che si
ritrova a vivere nell'aldilà, non poche perplessità. Siccome la sua ignoranza
lo portava a credere che la morte fosse "la fine di tutto", risulta
ovvio che egli non sia affatto convinto di essere morto.
Di solito gli spiriti ci possono vedere ed ascoltare e non riescono a capire
perché noi non possiamo vedere loro. Alcuni impiegano anni per comprendere che
non rispondiamo alla loro chiamate perché non li possiamo sentire e tantomeno
vedere.
Lasciate che i morti partano tranquillamente verso quei luoghi dove devono
andare. I vostri genitori, i vostri amici, non aggrappatevi a loro, non
tratteneteli col vostro dolore e la vostra sofferenza, e soprattutto non cercate
di chiamarli per comunicare con loro: li importunereste e impedireste loro di
liberarsi. Pregate per loro, inviate loro il vostro amore, pensate che si
liberino e si elevino sempre più nella luce.
Se li amate veramente, sappiate che sarete un giorno con loro. Questa è la
verità. Quante volte ve l'ho già detto: là dove è il vostro amore, là un
giorno sarete anche voi.
Fortunatamente vi sono ad accoglierlo parenti o amici defunti prima di lui,
oppure delle anime di trapassati che fungono da guida nel nuovo mondo in cui si
trova. Se egli accetta questo aiuto potrà iniziare la sua nuova vita senza
problemi, potrà persino, con un esercizio mentale, rimuovere completamente dal
suo corpo sottile eventuali malattie o infermità che affliggevano il suo corpo
fisico.
Sia le testimonianze di coloro che sono "ritornati", che quelle
fornite dagli investigatori nei mondi sottili, concordano sul fatto che lo
spirito del defunto deve prendere in considerazione tutta la sua vita e fare un
autoesame per valutare ciò che ha fatto e perché lo ha fatto.
Nessuno lo giudicherà, ma sarà lui stesso che avrà modo di compiacersi per le
azioni fatte dall'amore e provare dispiacere per le sofferenze che il suo
egoismo ha causato direttamente o indirettamente. Generalmente questo esame non
viene fatto da soli, è infatti presente di un Essere di luce, che non
rappresenta un giudice, ma una presenza amica e amorevole.
Naturalmente la maggioranza degli esseri umani, quando abbandonano la terra, non
vengono immediatamente liberati dagli attaccamenti terrestri: rimangono legati
ai loro parenti, ai loro amici (oppure anche ai loro nemici!), a luoghi, a
possedimenti e, se non sono hanno sufficientemente evoluti, se non hanno ancora
nel loro cuore e nella loro anima il desiderio di scoprire altre dimensioni e
andare verso Dio, girano attorno a quegli esseri, a quelle case e a quegli
oggetti.
Sono delle anime erranti che soffrono e che non possono ancora svincolarsi, a
meno che degli spiriti luminosi non vengano ad aiutarli. Invece, coloro che già
sulla terra sono vissuti nell'amore, nella luce e nelle virtù, abbandonano
molto rapidamente il loro corpo fisico e prendono il volo verso mondi sublimi,
dove navigano nella felicità e nella gioia.
Così l'idea della rinascita possiede una più confacente spiegazione della
realtà, quella per cui il pensiero indiano riesce a sormontare tante
difficoltà che invece mettono in scacco i pensatori d'Europa (Albert Schweitzer).
Se lo spirito è riuscito a proseguire nel sua cammino oltre tomba ed ha
terminato il suo giudizio, permane qualche tempo nei mondi invisibili (a volte
centinaia di anni), e quindi si accorda con gli Angeli del destino, che
custodiscono il registro con tutte le sue vite passate, per stabilire i
genitori, il luogo e il momento di nascita, nonché gli eventi maggiori che
costituiranno la sua nuova vita terrena.
Quindi si prepara a rinascere: un evento molto più drammatico della morte
perché, mentre nella morte ci sono persone care che vengono ad accoglierci,
nella nascita, nulla ricordando del passato, ci si trova circondati da estranei,
e magari poco simpatici.
Per maggiori dettagli sulla "Dottrina della Rinascita"
clicca qui.
Io credo che quando una persona muore l'anima sua alla terra di nuovo torni,
ordinata in altra guisa di corpo e carne, Sarà un'altra madre a darvi poi vita.
Con membra più salde e più luminosa mente, la vecchia anima riprende allora il
cammino (John Masefield).
Il fatto di nascere con un "programma prestabilito" potrebbe far
pensare che non abbiamo nessuna libertà e farci diventare passivi nei confronti
della vita. Noi, invece, siamo perfettamente liberi di reagire alle varie
circostanze in un modo oppure nell'altro. Se è vero che siamo schiavi del
passato è altrettanto vero che siamo signore del futuro. Reagendo con saggezza
ed amore alle vicende della vita ed alle persone che incontreremo, esauriremo il
karma (energie dovuta all'insieme di azioni) accumulato nelle vite passate e ci
prepareremo per la prossima vita nel migliore dei modi.
- Considerazioni sulla relazione con in nostri defunti (da testi di Rudolf Steiner).
- Idee popolari sulla Reincarnazione (di Sri Aurobindo).
- Versione Acrobat Reader (.pdf, 256 Kb). Prelevalo.
- Insieme.
Questo volumetto è una versione ridotta del libro INSIEME.
È stato scritto usando caratteri molto grandi e raccoglie
alcune preghiere attuali e quelle in uso alcuni decenni fa (ad esempio, quelle in latino).
Se lo stamperai, e lo farai rilegare, potrai fare un regalo gradito regalo a qualcuno che
ti sta a cuore.
- Versione in Word compresso (.zip, 34 Kb). Prelevalo.
- Versione Acrobat Reader (.pdf, 121 Kb). Prelevalo.
- I legami tra i vivi e i morti (di Rudolf Steiner).
- La morte e la vita che segue.
- Versione Word per Windows compresso (.zip, 2401 Kb). Prelevalo.
- Versione Acrobat Reader (.pdf, 229 Kb). Prelevalo.
- La Luce oltre la soglia.
Il testo è basato sulle testimonianze di morenti tornati in vita.
Contiene anche una documentazione sulla
"Dottrina della rinascita" e molte preghiere per
incamminarsi verso il tramonto della vita, e per portare luce a coloro che, fisicamente,
non sono più tra noi.
- Versione Word per Windows compresso (.zip, 58 Kb). Prelevalo.
- Versione Acrobat Reader (.pdf, 231 Kb). Prelevalo.
- La morte, e la vita che segue (tratto da testi di Max Heindel).
- Versione Word per Windows compresso (.zip, 2401 Kb). Prelevalo.
- Versione Acrobat Reader (.pdf, 229 Kb). Prelevalo.
- La morte, una grande avventura (citazioni di A. A. Bailey).
- Versione Acrobat Reader (.pdf, 1812 Kb). Prelevalo.
- Reincarnazione e Rinascita (di Sri Aurobindo).
- Versione Acrobat Reader (.pdf, 131 Kb). Prelevalo.
- Elisabeth Kubler-Ross, La morte e la vita dopo la morte.
Edizioni Mediterranee, Roma.
Le innumerevoli ore che l'autrice ha speso accanto a pazienti nello stadio terminale le hanno
permesso di comprendere e verificare che "la morte è solo un passaggi ad un altro stato
di coscienza in cui si continua a crescere psichicamente e spiritualmente".
- Raymond A. Moody jr., La vita oltre la vita.
Arnoldo Mondadori Editore.
- Charles Rafael Payeur, La Luce oltre la soglia - Come addomesticare la morte.
Edizioni Età dell'Acquario, Bresci Editore.
Ringraziamo tutti gli autori, antichi e moderni che, con il loro lavoro hanno
permesso questa raccolta e ci scusiamo qualora, per impossibilità, errore o
distrazione, non abbiamo citato la fonte originale del materiale presentato.
- 1. Alice Bailey, Trattato di magia bianca.
Edizioni Nuova Era.
- 2. Charles Rafael Payeur, La luce oltre la soglia.
Edizioni Età dell'Acquario.
- 3. Maitreya School of Healing, Mental Color Thrapy.
Jeymer Avenue, London, England.
- 4. Alice. A. Bailey, Trattato di magia bianca.
Edizioni Nuova Era.
- 5. Charles Rafael Payeur, La luce oltre la soglia.
Edizioni Età dell'Acquario.
- 6. Omraam Mikhael Aivanhov, La morte e la vita nell'aldilà, pp. 27-28.
Edizioni Prosveta.
- 7. Raymond A. Moody jr., La vita oltre la vita.
Arnoldo Mondadori Editore.
- 8. Nel sangue dell'Agnello, Primavera Missionaria, piazza San Paolo, 4.
00041 Albano Laziale Roma (1985).
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